mercoledì 3 giugno 2015

Il corallo di Calafuria

                                                              Foto di Andrea Badalino

Il corallo di Calafuria è tra i più studiati a livello internazionale e rischia di scomparire; qualche anno fa è stato persino depredato da pescatori che arrivando dalla Sardegna hanno cercato di razziare il prezioso animale. Sì, molti non lo sanno ma, il corallo, è un Ortocorallo, una classe di animali della famiglia Corallidae, che consiste in piccoli polipi radunati in colonie di molti individui simili, grandi pochi millimetri. Nel corallo di Calafuria, il Corallium Rebrum, sono chiaramente visibili i polipi dotati di otto tentacoli. E' diffuso nel Mediterraneo e nell'Atlantico Orientale.
Il nome deriva, secondo alcuni, dal greco koraillon, ovvero scheletro duro, altri pensano che l'origine sia greca, ma dal kura-halos cioè forma umana; altri pensano dall'ebraico gora, nome usato per le pietre utilizzate in Palestina e Asia Minore per gli oracoli, il cui ruolo principale era svolto appunto dai coralli.
Il corallo vive fino a 200 metri di profondità, anche se eccezionalmente è stato trovato a 800 metri; si trova in luoghi poco illuminati e con scarsa vegetazione. E' considerato endemico del Mediterraneo, ma si trova anche in Portogallo, Capo Verde e Stretto di Gibilterra. Ha bisogno di una salinità costante (dal 28% al 40%), di poca illuminazione e di scarso riciclo di acqua, anche se la troppa sospensione può causarne la morte. E così facilmente lo troviamo a Calafuria, negli anfratti, nelle grotte e nelle spaccature delle pareti a partire già dai 20 metri di profondità. La sua crescita è lenta: in media dai 0,25mm ai 0,66 mm in diametro e dai 3 o 4 cm in altezza. 
                                                         Foto di Carlo Ponti 

Di colore rosso brillante, si ramifica in colonie che possono arrivare ai 20 o 30 cm di lunghezza, mentre i polipi sono bianchi e trasparenti, lunghi pochi millimetri, con otto tentacoli barbati di appendici pinnate che si estroflessano in ricerca di cibo, conferendo al corallo un'aurea bianca che viene definita "fioritura". Lo scheletro calcareo, molto apprezzato da sempre per la manifattura orafa, è durissimo, ricoperto da uno strato di tessuto molle, chiamato cenosarco, che viene rimosso durante la lavorazione e lucidatura per la creazione di statue e monili. Il corallo si nutre di placton e sostanze organiche sospese, catturati dai tentacoli dei polipi. Gli stessi sono ricoperti da cellule ectodermiche, una sostanza urticante che paralizza le prede. Si riproduce o in via sessuata o asessuata, rilasciando larve dette planule che dopo un mese di vita planctonica si fissano al substrato.
Nella mitologia il corallo nacque dal sangue di una delle Gorgoni, Medusa, quando Perseo la decapitò. Ovidio nelle Metamorfosi racconta che quando il sangue raggiunse la spuma delle onde, si pietrificò su alcune alghe che divennero rosse. Il corallo è anche usato come scacciamalocchio (i cornetti napoletani) e come reliquario della Croce, assumendo valore di sangue di Gesù: prende pertanto valore simbolico della doppia natura di Cristo, umana e divina. Per questo si trova in molti dipinti del Rinascimento, come nella Madonna del solletico di Masaccio e la Pala di Brera di Piero della Francesca.
                                                         Foto di Vincenzo Appella

La pesca del corallo viene attualmente fatta solo da corallari che possiedono una licenza specifica, rinnovabile ogni anno presso la Regione di pertinenza, operano solo in alto mare e su fondali dagli ottanta ai centotrenta metri di profondità.
Oltre all'Area Naturale Protetta di Capo Caccia e Isola Piana in Sardegna, il corallo si può ammirare ad Alghero, Sciacca (il suo colore varia dal rosa salmone al giallo arancio e non supera i 12 mm di lunghezza), Trapani, nell'Area Marina Protetta di Portofino e ovviamente la costa tirrenica fra Calafuria e Quercianella.

Qui, per nostra fortuna, ci immergiamo sovente e abbiamo sempre il piacere di vedere e fotografare il corallo. Una specie protetta e affascinante, che ci riempie la vista e il cuore ogni qualvolta, superata la parete, ce lo troviamo davanti nel suo antico e immutato splendore.


CB

martedì 17 marzo 2015

Embudhoo Kandu: area marina protetta alle Maldive


Oggi parliamo di Maldive!

Embudhoo Kandu è un'area marina protetta che si trova nell'Atollo di Malè Sud (Kaafu) nell'arcipelago delle Maldive. L'isola dove sorge il resort Embudhoo si chiama in realtà Eboodhoofinolhu, dal nome Eboo, una pianta gustosa che si trova su molte isole e che matura tutto l'anno su cespugli spinosi. Finolhu invece significa banco di sabbia con scarsa vegetazione. L'isola è davanti al canale che porta all'oceano detto kandu, dove è possibile fare una bellissima immersione in corrente, di circa due chilometri, chiamata Embudhoo Express. Se c'è infatti corrente in entrata è come viaggiare su un treno espresso in compagnia di squali, aquile di mare, grossi napoleoni. Una vera botta di adrenalina! 

                                                      (Squali a Embodhoo Kandu)

Il gomito a Sud della pass è conosciuto come Shark Point per via degli squali grigi di barriera. In questo punto ci sono grotte e tettoie dove è possibile vedere in agguato molte cernie. Più all'interno del canale c'è una grande grotta posta fra i 5 e i 25 metri con un foro passante a 11 metri. L'immersione va dai 5 metri ai 30 metri. All'uscita della kandu, nel mezzo c'è una thila (in gergo è una formazione corallina che si erge dal fondale fino a - 5/15 metri dalla superficie dell'acqua), detta Embodhoo Thila, dove è possibile fare una piacevole immersione. E' una secca posta nel gomito nord della pass. Il cappello è fra i 12 e 15 metri ed è ricoperto di alcionari e madrepore. Il reef ha una piccola grotta e una sporgenza a Sud. Qui abbonda pesce di barriera e se non in  presenza di forti correnti può essere indicata anche ai principianti. 

CB


mercoledì 11 marzo 2015

Bolle di biologia: la Manta.

Il simbolo della nostra associazione è la Manta. Oggi ne parliamo brevemente in questa scheda in "Bolle di biologia".

                                                                 (foto by Guy Stevens)

La Manta (Bancroft, 1828) è un genere di razze, appartenenti alla famiglia Myliobatidae. Sono i giganti della famiglia, raggiungendo dimensioni imponenti, fino a 7 metri di larghezza ed arrivando a pesare più di una tonnellata. Sono tipiche di tutti i mari ed oceani caldi o temperati. Nell'oceano atlantico si spingono a nord fino alle coste del New Jersey  nei pressi dello Stretto di Gibilterra , senza però entrare nel nostro Mediterraneo. A sud sono state rilevate fino all'Uruguay e alle coste del Congo. Sono presenti in tutte le zone dell'Oceano Indiano e nel Pacifico fino al Giappone, a nord fino alle coste californiane; nella Nuova Zelanda e nell'Atlantico sulle coste del Cile. Conducono una vita pelagica, in cerca di plancton di cui nutrono ma in certe occasioni, come il corteggiamento, è possibile vederle anche in acque basse. Con esperti e rapidi movimenti delle pinne cefaliche, che negli esemplari di dimensioni maggiori possono superare un metro di lunghezza, convogliano verso la bocca una vorticosa corrente d'acqua ricca dei diafani organismi planctonici e dei piccoli pesci. Questi vengono filtrati da appendici fogliacee degli archi branchiali, le branchiospine, che li trattengono al passaggio dell'acqua, espulsa dalle fessure branchiali. La coda delle Mante, estremamente sottile e simile a una frusta, presenta alla sua radice una piccola pinna dorsale e, come nelle mobule, è priva di aculei eccetto che per due specie di mobule (Mobula mobular e Mobula japanica).L'aculeo della Mobula mobular, breve e quasi completamente nascosto nel tessuto della base della coda, sembra inadatto ad arrecare qualsiasi offesa, ma essendo acuminato è raccomandabile non toccarlo.

E' possibile avvistarle da sole ma anche in piccoli gruppi. Sono solitamente accompagnate da remore che le puliscono dai parassiti. Sono animali ovovipari: il piccolo nasce dopo la schiusa dell'uovo che non viene depositato ma conservato dentro la madre fino alla nascita. Con un balzo la madre si libera del nuovo arrivato che può pesare già 10 kg. Non si sa di preciso quanto possa vivere una manta, si presume che possa arrivare fino a 25 anni. E' un animale a rischio di estinzione, classificato vulnerabile per la specie. Le sue cartilagini vengono usate dalla medicina cinese e spesso rimangono vittime di reti da pesca.

                                                 (Manta: fotografia scattata in Messico)

Curiosità:

Il nome Manta deriva dallo spagnolo "coperta". Il nome è stato coniato infatti dai primi naviganti spagnoli in esplorazioni nei mari tropicali. Il suo soprannome è "Diavolo di mare". Infatti date le sue dimensioni e l'aspetto inquietante la Manta ha sempre avuto un fascino negativo sull'uomo. In passato si credeva che avvolgesse i pescatori di perle in un abbraccio mortale per trascinarli negli abissi. Si raccontava inoltre che potesse aggrapparsi con le appendici cefaliche alle catene delle ancore e che riuscisse a far affondare anche imbarcazioni di grosse dimensioni. In realtà è un pacifico animale molto bello da vedere e da fotografare, del tutto innocuo. Le mante sono animali molto ricercati infatti per gli incontri da subacquei e snorkelisti e la presenza di un manta point, zona del reef dove si recano più frequentemente e dove è facile poterle avvicinare, è ampiamente pubblicizzata come attrazione turistica, diventando così una risorsa economica importante. Questo ha convinto molti governi a mettere in atto serie politiche di protezione, vietandone la pesca commerciale.In alcuni acquari dotati di vasche di adeguata capacità, si è riuscito a far ambientare mante di notevoli dimensioni, ottenendo anche alcune eccezionali nascite in cattività.

CB

domenica 8 marzo 2015

Vagabondo Sub nasce a Viareggio il 6 marzo 2014 grazie all'idea di un gruppo di amici viareggini amanti delle immersioni. Lo spirito dell'associazione è sopratutto divertirsi andando per mare, per scoprire le bellezze della natura sottomarina, di conoscere da vicino i suoi abitanti e per godere delle fantastiche emozioni che solo un viaggio sotto il pelo dell'acqua riesce a dare.


Vagabondo Sub organizza Corsi Padi ricreativi di ogni livello e Corsi tecnici Tec Rec Padi, seguendo sempre i principi di sicurezza e professionalità. 

Con l'inaugurazione del blog faremo in modo di informarvi delle nostre iniziative, dei corsi e delle escursioni sia a Calafuria (Livorno) che in altre location, delle curiosità del mondo sommerso...insomma di tutto ciò che ci piace e che speriamo possa piacere anche a voi. 
Buone Bolle da Vagabondo Sub!

Ponte di Calafuria 

Per ogni richiesta info potete seguirci sulla nostra pagina Facebook :https://www.facebook.com/Vagabondosub


CB